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L’INTERVISTA - L’arte di Sandro Gorra abbraccia l’industria metalmeccanica modenese

No Creativity, No Happiness: una chiacchierata con l’artista direttamente all’interno della sala di lavorazione della Malagoli Aldebrando


MODENA - “L’arte va a braccetto con la metalmeccanica modenese, è una addizione semplice, quasi naturale”. Così la storica Olimpia Nuzzi apostrofa il legame profondo tra il nostro artigianato e il mondo dell’arte, del design e della rappresentazione artistica. Una vecchia amicizia che ritroviamo anche oggi nella vivace Modena Est, dove l’azienda metalmeccanica dei fratelli Gabriele ed Enrico Malagoli affianca l’artista Sandro Gorra, vero gigante dei giorni nostri. Una stretta di mano che porta l’artista in sala di lavorazione, tra il tornio e la saldatrice, ma che ha il merito di proiettare la nostra manifattura nel mondo dell’arte, a cominciare dal prossimo 5 marzo, quando l’opera creata nelle fucine della Malagoli Aldebrando, sarà visibile in occasione della mostra di Pietrasanta, capoluogo storico della Versilia e città del marmo e della scultura nota a livello internazionale, accoglie per la prima volta la personale dell’artista e art director Sandro Gorra, dal titolo “SANDRO GORRA. L’ARTE DELL’ATTIMO”, dal 6 marzo al 5 giugno 2022, a cura di Gianluca Marziani.


L’esposizione, che inaugura sabato 5 marzo alle ore 17 alla presenza dell’artista e delle istituzioni, è co-organizzata con il Comune di Pietrasanta, in collaborazione con la galleria Laura Tartarelli Contemporary Art, con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Lucca, e grazie al sostegno di Monini S.p.A., Attilio Bindi ed Henraux S.p.A.


Il percorso espositivo, che interessa sia la città di Pietrasanta sia la balneare frazione di Marina di Pietrasanta, si snoda in diversi luoghi chiave della città, da Piazza del Duomo al Centro Storico, alla Chiesa e Chiostro di Sant’Agostino, per arrivare alla galleria Laura Tartarelli Contemporary Art, fino a raggiungere Piazza Leonetto Amadei antistante al Pontile di Marina.


Artista e art director, una passione sconfinata per il mondo del marketing e della pubblicità, non potevamo non raggiungerlo a Modena per una chiacchierata, proprio all’interno della sala di lavorazione della Malagoli Aldebrando. A seguire l’intervista a cura di Amedeo Faino, nei prossimi giorni Laura Saracino elaborerà un podcast con gli appunti audio del giornalista.


La redazione di Tg Imprese ringrazia Sandro Gorra per la disponibilità, per la cortesia e per i consigli.


Sandro Gorra, grandissimo direttore artistico, un'artista dalla nascita. Conosce benissimo il mondo delle multinazionali, ma nella piccola e media impresa ha trovato un'energia e una forza che intende condividere con gli altri. “La piccola media impresa, avendo come obiettivo quello di crescere, per definizione ha un senso della qualità, del prodotto, e della vita [di lavoratori e consumatori] superiore, perché questo è il fattore che permetterà di diventare grandi, sperando mantengano la stessa onestà intellettuale. Le piccole e medie imprese sono spessissimo una linea di educazione, fungono da tracciamento per capire il modo di essere corretti con i consumatori, con tutti i loro desideri, loro sogni, per crearsi e mantenere una reputazione internazionale.”


Oggi la troviamo qui, alla Malagoli Aldebrando, e anziché dietro una scrivania la troviamo in sala di lavorazione, fianco a fianco con chi salda e chi lavora il ferro. Un’attrazione fatale che la attira verso il laboratorio: “io ho un'attrazione fatale per tutti gli artigiani che fanno parte del presepio della vita. Sono la parte nobile: fanno delle cose di grande levatura con dei materiali che hanno energie straordinarie ed età millenarie, è bellissimo”


Perché secondo lei i ragazzi non amano più il lavoro manuale? Si sono allontanati dall'officina, dal laboratorio, sono estranei a questi mondi. “I ragazzi non possono più affidarsi solo ed esclusivamente al lavoro manuale, sono finiti i tempi antichi, il Rinascimento e il Medioevo, e le epoche dove per una piramide occorreva il lavoro di 3000 uomini che spostavano macigni per vent'anni. Oggi i ragazzi non possono accontentarsi delle mani, ci sono strumenti che fanno parte del mondo dell'innovazione, per non restare indietro devono correre al passo con il loro tempo, saltare sul trampolino e tuffarsi”


Modena è per definizione piccola media impresa, è metalmeccanica. Qual è l'elemento differenziante di questa terra? “La qualità della vita. Si riesce, come in città come Bologna, come persino a Milano che è una grande piccola città, ad essere disponibili, a lasciare spazio agli altri, specialmente ai giovani. È un posto magico per chi deve crescere e per il prodotto che offrono, è come se fossero controllati da mille occhi, tutti uno vicino all'altro”


Nel 2015 ha deciso di dedicarsi totalmente al mondo dell'arte: che cosa è scattato in lei in quel frangente, quando ancora c'erano tantissime possibilità, ma ha deciso di fermarsi per dedicarsi totalmente e interamente al mondo della cultura? “Un conto è fare arte come ho fatto per tanto tempo con delle commesse, cioè su commissione di qualche azienda: viene Fiat, mi dice che farà una Panda, fatta in un certo modo e con un certo motore e tecniche, mi commissiona la creazione della campagna, che è fantastico perché io devo comunque inventare tutto, però c'è una strada già segnata. Altro è invece creare qualcosa senza prostituirsi, cioè crearlo per me e basta, come voglio. Da una parte c'è la paura di che cosa fare, dall'altra però c’è la frenesia della libertà. Si comincia da zero, anzi da uno: il foglio bianco su cui inizi a tracciare. Spaventoso, però bellissimo”


Oggi il livello d'attenzione gira intorno ai 7 secondi: c'è ancora posto per personalità così creative nel mondo del marketing, in un marketing che oggi è superficiale ed estremamente distratto? “Il marketing è uno strano animale, ha delle intuizioni e una serie di leggi che deve seguire. Le leggi sono quelle dell'innovazione, con tutte le ricerche che mettono insieme le necessità e i desideri dei consumatori. Poi c’è la competizione, la velocità, che anche in centri medi come Modena si sente moltissimo, e si deve correre: in quel caso il marketing deve essere un personaggio che ha un bel cervello, un'intuizione importante una conoscenza del mercato senza aver perso l’onestà intellettuale di cui parlavo prima. Il viaggio è lungo però è bellissimo, è un mestiere straordinario: si impara a conoscere quali sono i sogni delle persone.”


Quindi anche il mestiere del creativo ha una sua deontologia: “Quando facevo lezione all'università, dicevo sempre una cosa: No Creativity, No Happiness. Se non c'è creatività, che sia una pastasciutta, che sia un tondino d'acciaio, non c'è felicità. Cercate di essere creativi, altrimenti non potete essere felici. La creatività è in tutto ciò che facciamo: anche quando sembra che non sia così, invece la creatività è proprio quella che ti fa capire che aggiungere o cambiare un particolare un dettaglio fa cambiare il mondo. Questo basta volerlo e saperlo fare naturalmente.”


Dall'intervista emerge qualcosa di chiaro: lei si diverte ancora tantissimo. “Tantissimo, tantissimo. Tantissimo, perché ogni mattina io mi sveglio e devo avere un'idea nuova per un prodotto nuovo. Oggi il prodotto sono io, e questa cosa ti dà una libertà euforica, come quando tu mi parlavi delle bottiglie di vino che stamattina hai stappato in una grande azienda alimentare. La necessità ogni giorno di inventarsi la vita, di fare qualche cosa, è ciò che ti tiene vivo. Se no scegli, devi seguire ma se segui, fai la pecora. Svuoi essere pecora sii pecora, però non è così divertente”


E come si fa alimentare il pozzo della creatività? Perché un conto è attingere, un altro è far sì che non finisca l'acqua. “È la domanda più importante: per me la formula della creatività costantemente attiva e produttiva è questa: tre quarti di sapienza un quarto di demenza. Bisogna essere assolutamente saggi ma avere un momento di follia, il genio che si ha da bambini e che purtroppo nel tempo si perde. Tre quarti di sapere, un quarto di non sapere, ma immaginare con la fantasia”

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