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Manifatturiero, Cdo Emilia: intervista all’imprenditrice Antonella Carani di Cme Italy

Continua il viaggio di Compagnia delle Opere Emilia tra le aziende e i professionisti associati. Le priorità? Arricchire il dialogo e dare ampio spazio a formazione e comunità


MODENA - Continua il nostro viaggio tra gli imprenditori e le aziende che popolano la vita di Compagnia delle Opere Emilia, gruppo di lavoro molto attivo su tematiche come scuola, formazione e crescita professionale. Tra le aziende sempre presenti nel dibattito quotidiano troviamo Cme-Italy, azienda metalmeccanica di Modena, realtà produttiva che ha sempre favorito lo scambio e la sinergia tra soggetti. Abbiamo intervistato Antonella Carani, co-titolare dell’azienda, per meglio conoscere l’impresa e la filosofia che ha spinto Cme ad affiancare Compagnia delle Opere Emilia nei tanti progetti rivolti alla comunità e ai giovani.

Cosa spinge una azienda manifatturiera ad associarsi a Compagnia delle Opere?

“Cdo Emilia, a mio modo di vedere, non è proprio una associazione d’imprese, bensì credo si tratti di un tavolo di lavoro molto interessante e certamente molto stimolante. Mi spiego meglio: Compagnia delle Opere non vende servizi ma promuove eventi, momenti di formazione, progetti con le scuole: questa visione rivolta di più verso la comunità e meno verso il mondo dei servizi alle imprese è molto interessante e, anche noi di Cme Italy, abbiamo deciso di dare il nostro contributo in termini di idee e punti di vista”.

Nell’ultimo anno gli eventi web di Cdo Emilia hanno certamente aiutato a serrare le fila in un momento difficile dal punto di vista umano e finanziario.

“Le conferenze web di Compagnia delle Opere ci hanno aiutato a capire meglio il momento storico, spesso era una buona occasione per vedere persone diverse e per fare due chiacchiere, seppur a distanza. Io ed i miei colleghi abbiamo seguito con attenzione le proposte di Cdo Emilia durante la pandemia e ne abbiamo apprezzato l’obiettivo: restare uniti scambiandoci punti di vista, idee per il futuro, momenti di rabbia e di incertezza”.

Lei è una donna molto apprezzata, molto conosciuta nel mondo dell’edilizia e dell’impresa privata, e ha sempre cercato di alimentare sinergie e collaborazioni tra imprese.

“Credo sia fondamentale, anche in questi anni, in totale autonomia, con l’aiuto di Walter Federzoni, Marco Vanzini, Massimo Canova, Enrico Malagoli, Paola Poletti, Luca Bonora e tanti altri abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro molto attivo nel mondo della metalmeccanica, un tavolo di confronto che si ritrova e che collabora a più progetti. Le piccole imprese devono restare collegate e devono, per forza di cose, condividere le informazioni se vogliono avere speranze nel mondo dell’internazionalizzazione e del mercato globale”.

Una domanda a voi imprenditori della nostra metalmeccanica, eccellenza tutta emiliana. Ma è vero che, questo mondo improvvisamente più piccolo, può addirittura favorire il nostro comparto manifatturiero?

“Non ho certo la sfera di cristallo, ma posso chiaramente affermare che, dopo l’emergenza sanitaria, il cliente danese o olandese, preferisce le aziende della Via Emilia piuttosto che le piattaforme produttive in Asia. Abbiamo ricevuto telefonate da gruppi che non sentivamo da decenni. L’Asia non è più a qualche ora di volo. Oggi non è così semplice affidarsi a produzioni così distanti, il mondo è nuovamente molto grande e ci sono tante situazioni che hanno visto grandi gruppi tornare a dialogare con produzioni italiani, perché siamo molto bravi e distiamo poche centinaia di chilometri. Forse è una situazione momentanea, forse è una situazione che presto cambierà, ma se diamo qualità e servizi di alto livello possiamo giocarci le nostre carte anche con le enormi produzioni asiatiche.”

Al termine di questo articolo condivideremo i link e gli indirizzi per permettere agli utenti di seguirla e di contattarla. Nel frattempo, vorremmo chiudere con questa domanda.

Cosa comporta, oggi, fare l’imprenditore?

“A mio avviso è ancora uno dei mestieri più difficili al mondo, con l’avvento dell’impresa digitale è ancora più difficile. Nella maggior parte dei casi è una vocazione più che una professione. Ai tanti ragazzi che sognano di lavorare in proprio consiglio di mettere in valigia tanta umiltà e, soprattutto, di non smettere mai di studiare e di fare formazione, perché il mondo cambia di continuo e per stare al timone occorre imparare a leggere le rotte, in tutte le condizioni atmosferiche e con ogni nuovo strumento”.


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