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Graziano Rossi: “Non siamo cittadini di serie B: urgente un Ministero per la Montagna”

"Il perdurare dello stato di emergenza in Appennino ha portato allo stremo quelle poche attività economiche rimaste.

A distanza di un anno nulla è stato fatto per aiutarle: niente fondi, niente sostegni mirati sono stati predisposti per queste realtà economiche lasciate sole ad affrontare spese di adeguamento e di messa in sicurezza. Gli unici contributi versati a fondo perduto non sono stati nemmeno sufficienti a sopperire ai costi vivi di gestione delle attività seppur con le serrande abbassate.

Le tasse non sono state né calmierate nè cancellate né tantomeno dilazionate.

Le categorie più colpite come ristoranti, bar, circoli, associazioni, palestre e negozi in generale sono stati sottoposti per troppo tempo a restrizioni pesanti, nonostante si siano fatti carico, a proprie spese, di tutti gli strumenti previsti dalle nuove disposizioni dettate dal governo.

Tutto questo però non ha portato con sé una dignitosa sopravvivenza: molte attività stremate hanno chiuso e non riapriranno.

In montagna non si è tenuto conto delle difficoltà di spostamento, ad esempio per l’asporto, che è risultato essere quasi impraticabile a causa delle distanze da percorrere e su strade non sempre percorribili nella stagione invernale.

Bar, ristoranti e hotel della zona, luogo di ritrovo e degustazione di cibi nostrani locali, hanno abbassato definitivamente la serranda, non potendo più contare sul turismo stagionale.

Gli abbiamo chiesto di chiudere e hanno chiuso, gli abbiamo chiesto di adeguarsi con i dispositivi di distanziamento e lo hanno fatto a proprie spese; gli abbiamo chiesto di ridurre il numero dei coperti, di aprire e chiudere su orari stabiliti e ridotti, di fare l’asporto e lo hanno fatto per quanto gli fosse possibile.

Tutto questo però non è servito a trovare il modo di aiutarli quando chiedevano solo un pochino di respiro per poter sopravvivere alle tasse che invece puntualmente arrivavano.

Molti non hanno avuto scelta e hanno chiuso e gli ultimi rimasti sono davvero allo stremo.

Credo che tutti abbiano il diritto ad avere la possibilità di vivere, di lavorare dignitosamente e di lottare per mandare avanti la propria attività dopo tanti sacrifici di una vita intera. Non devono più esserci cambi di direzione improvvisi pervenuti dal governo solamente 12 ore prima dell’apertura, come ad esempio quanto accaduto per il settore dello sci, anch’esso già in forte crisi e a maggior ragione con una stagione proficua come quella di quest’anno. Le persone che lavorano in Appennino meritano più rispetto, per gli sforzi e la tenacia che mettiamo ogni giorno in quello che facciamo, per la volontà nel mantenere vivo il nostro territorio.


Un esempio concreto ci viene fornito dai circoli privati che con i recenti provvedimenti rischiano di scomparire per sempre.

Forse per molte persone sono solo un posto come un altro su una lista, ma per molti sono luoghi di ritrovo, socializzazione e condivisione.

Nessuna dilazione o spostamento di orario per l’apertura o la chiusura, nessun asporto, nessun compromesso per attività come queste.

Non sono neanche stati presi in considerazione come gli altri settori.

Come anticipato, i costi per le utenze non sono state adeguati alla situazione di emergenza.

Non sono stati previsti ristori o riduzione delle spese di locazione.

I circoli si basano sulle quote dei soci e sull’autofinanziamento: ovviamente dopo una chiusura prolungata senza aiuti per molti non sarà più possibile aprire.

Un’altra chiusura che si aggiunge alla lunga lista nei paesi di montagna.

Questi circoli fanno parte della tradizione di questi luoghi e credo debbano avere la possibilità di riaprire in sicurezza.

Tutti noi vediamo l’importanza di tenere sotto controllo questa pandemia che ci ha colpito.

Ma anche gli aiuti economici ed un “anno bianco fiscale” sono fondamentali per non far morire queste attività commerciali che offrono un grande servizio alla nostra comunità.

Sostenere l’Appennino va fatto concretamente con azioni mirate: non siamo cittadini di serie B, deve ritenersi urgente l’istituzione di un Ministero per la Montagna da parte degli organi governativi, con compiti ben precisi e con l’obiettivo di salvaguardare i territori montani.

Non facciamo fallire servizi, lavoro per tante famiglie, cultura e tradizioni di tutti noi.

L’abbandono del territorio porta solo a desolazione, povertà, spopolamento e aumento della criminalità.

I recenti fatti di cronaca locale ci portano a pensare che il lasciar morire luoghi porta e porterà sempre più a far sì che si creino situazioni di pericolo per chi resta.

Avere delle attività aperte, case abitate e delle luci accese nelle nostre zone è anche una questione di sicurezza."



Graziano Rossi

Consigliere comunale a Polinago

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