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Cdo Emilia al fianco di Amazzonia Sviluppo

Compagnia delle Opere è soprattutto comunità e senso civico, ecco la storia di una onlus che rappresenta appieno i valori della nostra associazione


di Amedeo Faino


MODENA - Compagnia delle Opere non è solo impresa, liberi professionisti e mondo aziendale, Compagnia delle Opere è soprattutto essere umano, comunità e modo di intendere la vita. Lavorare con passione senza mai dimenticarsi chi siamo e perché siamo nati. All’interno della nostra associazione sono diverse le onlus e gli enti che hanno deciso di affiancarci in questo lungo cammino, per condividere con noi le loro esperienze.

Una persona con la quale è davvero bello prendere un caffè è Giovanni Pradelli, figura molto apprezzata e stimata da tutti, grande aggregatore, fondatore di Amazzonia Sviluppo, una Onlus dalla storia importantissima che parte dall’Abruzzo per finire in Brasile e per poi tornare nella nostra Modena, un triangolo di progetti preziosi e di valore che hanno contribuito a mettere l’accento sulla grande vocazione che l’emiliano ha nei confronti dell’associazionismo e delle attività a favore della comunità.

“Durante la mia esperienza in Confcooperative andai in Abruzzo per avviare in regione la sede operativa dell’associazione: era l’inizio degli anni ’80, all’epoca ebbi l’occasione di impegnarmi nel creare attività lavorative per giovani e donne dell’entroterra, per fare in modo che quelle zone non subissero una desertificazione. In quel periodo feci la conoscenza di alcuni missionari italiani che operavano in Amazzonia, nacque una bella amicizia, ricca di stimoli e mi invitarono a realizzare un progetto di sviluppo a favore degli indios. La proposta era affascinante. Non fu semplice aderire, perché in famiglia avevamo già tre figli, ma alla fine accettammo: nel dicembre 1987 è iniziata così una bella avventura che ha coinvolto tutta la mia famiglia, e dalla quale oltre alla quarta figlia è nata anche quella che oggi è Amazzonia Sviluppo”.

Non un caffè al bar, vista l’epoca, ma una lunga chiacchierata al telefono con una persona dall’energia sconfinata, dal vivavoce straborda la forza ancora viva di un uomo abituato a lavorare dodici ore al giorno, a combattere e costruire per avviare progetti destinati a migliorare la vita di chi si trova in condizioni di fragilità: “Ho passato quasi cinque anni in Brasile, per poi tornarci più di venti volte in seguito per missioni brevi; in quelle terre abbiamo avviato tantissimi progetti legati alla formazione agricola e all’istruzione degli Indios: la priorità è fare in modo che queste popolazioni possano restare nelle foreste perché non hanno gli anticorpi per poter vivere nelle favelas delle metropoli, dove sono condannati alla povertà e allo sfruttamento, e molti di loro muoiono per malattie infettive nei primi mesi dopo l’arrivo”.

Una scuola agricola, una falegnameria, un allevamento di pesce, il microcredito, e tante altre iniziative concrete per aiutare queste popolazioni a migliorare la loro vita nei villaggi dove sono nati, e a difendersi dal richiamo delle metropoli, così ostili e prive di futuro per chi arriva dalla foresta senza nulla: “Una delle soddisfazioni più grandi riguarda lo scambio di conoscenze con gli indios della Colombia: ci hanno contattato perché volevano capire come funziona il microcredito, i nostri indios sono diventati bravi a gestire questa formula ed allora abbiamo organizzato uno scambio. Uno dei nostri è andato in Colombia per insegnare come si organizza il microcredito all’interno dei villaggi, mentre un apicoltore colombiano è venuto da noi, nelle comunità indigene del basso Rio Negro, per insegnare ai nostri ragazzi come si produce il miele. Sono delle soddisfazioni che ti porti dietro tutta la vita”.

Un vulcano attivo, un treno di racconti e di progetti, Giovanni Pradelli non ha intenzione di fermarsi e la sua opera è preziosa per tutti, compresa la nostra Modena: “Qui da noi abbiamo progettato e contribuito a realizzare insieme ad altre associazioni di volontariato l’emporio sociale Portobello, per aiutare chi è in difficoltà e ha perso l’autosufficienza alimentare. Abbiamo creato un corso (VeloModena) per insegnare ai giovani disoccupati come si assemblano le biciclette elettriche e come si recuperano le batterie, per dare loro un mestiere da spendere nel futuro imminente.

Non solo, partecipiamo al progetto WelcHome di accoglienza in famiglia di minori non accompagnati richiedenti asilo, in fuga dalla povertà, e lavoriamo al progetto Cà Nostra dedicato agli anziani malati di Alzheimer. Cerchiamo di dare il nostro contributo di fronte alle nuove emergenze e di capire come cambia il mondo, in maniera da tendere una mano a chi ha più bisogno”.

Nella difficoltà di questi anni la povertà è diventata ancora più aggressiva, colpendo chi prima lavorava ed aveva tutto quello che serve a svolgere una vita dignitosa: “Dal 5per1000 alle donazioni al volontariato detraibili fiscalmente, aiutarci è semplice ed è possibile farlo in tanti modi. Per esempio siamo alla ricerca di volontari 4.0, ragazzi che ci aiutino a gestire il sito e i social media, e a raccontare quello che facciamo”.


Anche Amazzonia Sviluppo è Cdo. L’associazione di Giovanni quest’anno dovrà fare i conti con l’impossibilità di organizzare la consueta cena di raccolta fondi, cena alla quale le aziende e gli amici di Cdo non sono mai mancati, ma siamo certi che troveremo il modo di sostenere questi progetti anche senza il tradizionale evento che ci auguriamo di riprendere dal prossimo anno.


Alcuni link che raccontano il progetto WelcHome:




Una galleria di immagini che meglio raccontano l’operato di Amazzonia90 in Emilia e nel Mondo




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